Una mediazione difficile

A partire dal primo febbraio i romeni si rivolgeranno a un mediatore per dirimere i casi riguardanti diversi reati, tra cui la violenza sessuale. La norma dovrebbe alleviare il sovraccacrico del sistema giudiziario, ma la sua interpretazione è ancora troppo poco chiara.

Pubblicato il 1 Febbraio 2013 alle 12:50

Com’era prevedibile la legge proposta dalla liberale Alina Gorghiu ha sollevato un'ondata di proteste da parte dei cittadini e dei media, che hanno definito la proposta "aberrante". Il problema non è che la nuova legge permetta di "comprare" la propria innocenza o metta un prezzo alla violenza sessuale. E neppure che sia bollata di incostituzionalità.

Il vero problema di questa legge è l'ambiguità del suo carattere obbligatorio. Gorghiu dice che "la vittima non è tenuta ad alcun colloquio di informazione né a una mediazione", al contrario la portavoce del Consiglio nazionale di mediazione sostiene che il colloquio di informazione sarà obbligatorio.

In effetti credere di sapere meglio della vittima che cosa sia bene per quest'ultima rischia di aprire la strada a tutta una serie di abusi. Al tempo stesso l'idea di una mediazione fra la vittima e l'aggressore deriva dal cosiddetto principio di "restorative justice" (giustizia riparatrice), che si propone di coinvolgere i cittadini nel funzionamento della giustizia.

In un faccia a faccia tra la vittima e l'aggressore, l'accusato ammette la propria colpevolezza e la vittima chiede quello che ritiene giusto per risarcire il danno subito. E mentre in Romania la vittima può chiedere scuse o denaro, negli Stati Uniti le sue richieste hanno un carattere più ampio e per esempio si può ottenere il trasferimento coatto dell'aggressore in un altro quartiere.

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Alcuni studi hanno mostrato che questo tipo di giustizia facilita la reintegrazione delle vittime nella società, e che queste ultime hanno più spesso l'impressione di aver ottenuto un equo risarcimento. Inoltre la percentuale di recidiva degli aggressori è bassa.

La violenza sessuale in quanto tale rappresenta un oltraggio alla volontà altrui: una persona ne sottomette un'altra senza il suo consenso. Non si capisce quindi perché costringere ancora una volta la vittima a subire delle procedure. Il rischio è quello di accentuare ancora di più lo squilibrio fra aggressore e aggredito, mentre al contrario si dovrebbe cercare di aiutare il più debole. Chiunque proponga una mediazione obbligatoria dimentica il ruolo dello stato, che è quello di proteggere il cittadino e rispettare la sua libertà.

Del resto la raccomandazione del Consiglio d'Europa sulla nuova legge prevede che venga messa a disposizione della vittima l'opzione della mediazione, ma che in alcun caso quest'ultima debba diventare un vincolo.

Le discussioni sugli emendamenti della legge sulla mediazione sono emblematiche del livello del dibattito pubblico in Romania. I giornalisti sono abituati ai politici che producono leggi insensate e quindi li criticano. La cosa più grave è che adesso ci ritroviamo con una legge interpretabile. Le buone intenzioni senza mezzi adeguati finiscono per provocare più danno che altro.

Commento

Serve il sostegno dei cittadini

"Dobbiamo riflettere su come la società romena potrà prendere questa legge, e se essa è adatta alla mentalità di questo popolo", afferma l'avvocato Andrei Nistor in un commento sul settimanale economico Capital. Con un po’ di scetticismo Nistor pensa che "così com'è la mediazione ha bisogno di un forte sostegno [da parte dell'opinione pubblica] per imporsi in un sistema rigido come il nostro". La legge "dovrebbe comunque portare dei reali vantaggi per il sovraccaricoo del sistema giudiziario". Attraverso questa procedura potranno essere risolte molto più rapidamente procedure come il divorzio e la divisione ereditaria.

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