Il presidente francese François Hollande, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier italiano Mario Monti

Un’unione bancaria su misura per la Germania

Passata l’euforia per l’accordo sulla supervisione bancaria, embrione dell’unione bancaria, la stampa europea esprime parecchi dubbi sui dettagli del meccanismo elaborato da Bruxelles.

Pubblicato il 14 Dicembre 2012 alle 15:16
Il presidente francese François Hollande, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier italiano Mario Monti

Ad alimentare le critiche è soprattutto la sensazione di aver ceduto a un “diktat” della Germania, che ha imposto una supervisione unica europea non estesa alle banche locali.

L’accordo sembra essere di grande portata, ma in realtà è insufficiente”, scrive Nrc Handelsblad. “È deludente, a quattro anni dall’inizio della crisi dei subprime”. Il quotidiano olandese si rammarica soprattutto del fatto che

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 la maggior parte delle seimila banche europee resteranno di competenza del regolatore nazionale, e dunque dipenderanno dalla fiducia reciproca tra banchieri, che in passato si è spesso rivelata più traballante di quanto si pensasse. […] La crisi dei subprime ha mostrato fino a che punto le banche sono legate le une alle altre. Ci si accorge di questo aspetto soltanto quando la situazione degenera, […] e per capirlo basta guardare a ciò che è accaduto in Islanda e soprattutto con la vicenda Fortis, dove gli interessi nazionali si sono imposti sull’interesse generale. Soltanto una sorveglianza centralizzata per tutte le banche può cambiare questo aspetto. Inoltre non abbiamo ancora preso alcuna decisione sulle prossime due tappe fondamentali: la chiusura delle banche in fallimento e un meccanismo finanziario comune che possa finalmente separare le sorti degli stati da quelle delle banche. 

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Sul versante tedesco la Frankfurter Allgemeine Zeitung elenca i motivi per cui la nuova sorveglianza bancaria è una cattiva notizia in un momento in cui le banche dell’eurozona sono tre volte più indebitate degli stati. Secondo la Faz il problema sta nell’onnipotenza della Banca centrale europea (Bce), i cui dirigenti non sono eletti dal popolo. Con il doppio ruolo di banca centrale e autorità di sorveglianza, la Bce non sarà più in grado di garantire la stabilità dei prezzi. 

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L’idea di una sorveglianza comune delle banche europee ha un suo senso, ma è sbagliato incaricarne la Bce. Finora la banca centrale ha avuto come unico obbligo quello di assicurare la stabilità dei prezzi. In futuro invece dovrà risolvere un conflitto di obiettivi dovuto alla sorveglianza. Come si comporterà se l’inflazione rendesse necessario un aumento dei tassi di interesse, che però a sua volta potrebbe far fallire alcune banche? È difficile che la Bce voglia mettere in difficoltà quegli stessi istituti finanziari di cui da anni garantisce la sopravvivenza sotto forma di zombie bank e a colpi di infusioni di liquidità. 

Per l’unione bancaria è stato scelto un “modello sbagliato”, sottolinea El País. La decisione è stata imposta dalla Germania e spezza il mercato finanziario europeo in due grandi blocchi: da una parte i grandi istituti sotto la sorveglianza della Bce, dall’altra quelli con asset inferiori ai 30 miliardi di euro,  controllati dai governi nazionali. Il quotidiano madrileno critica il fatto che

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l’accordo risponde punto per punto alle esigenze tedesche. Angela Merkel ha già spiegato al Bundestag che l’accordo è un trionfo della Germania: a questo punto però bisogna sottolineare che un successo per Berlino  potrebbe rivelarsi un errore finanziario per l’Europa. L’obiettivo della trionfante proposta del [ministro delle finanze tedesco Wolfgäng] Schäuble è quello di nascondere lo stato poco rassicurante delle casse di risparmio tedesche e delle banche dei Länder. Il pretesto per questa operazione è che bisogna mettere sotto la supervisione della Bce soltanto le banche che comportano un rischio sistemico. Ma la verità, come ha dimostrato il caso della Spagna, è che le piccole banche sono altrettanto capaci di intossicare un sistema bancario nazionale. Basta questo dato a invalidare la tesi tedesca secondo cui la supervisione delle banche regionali non serve. Berlino ribadisce che sarà pronta a pagare per risanare i loro conti, ma il rischio non riguarda tanto il fallimento delle banche quanto piuttosto la contaminazione degli asset.

Lo stesso concetto è ripreso anche da Abc: “quello che la Germania nasconde”, scrive il quotidiano, è il cattivo stato delle banche regionali. E questo

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spiega buona parte delle mosse politiche di Angela Merkel, che saputo più di ogni altro leader europeo difendere il suo sistema finanziario nascondendone i misfatti. Bruxelles non ha mai amato le casse di risparmio, ma la nuova lady di ferro è riuscita a rendere la Germania il loro ultimo bastione, nonostante la loro responsabilità per i problemi [finanziari]. Le Landesbanken si sono lanciate in operazioni internazionali molto rischiose che hanno comportato un costo molto elevato. [Ma] i problemi della Germania restano in Germania, e Berlino ha fatto capire chiaramente che non tollera intrusioni nelle proprie finanze. Nonostante l’unione bancaria, per il momento soltanto il Bundestag sarà autorizzato a gestirle.

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