Il successo di Vieni via con me, oltre il 30 per cento di share, è un fenomeno che oltrepassa i normali canoni della televisione. Come scrive Carlo Freccero su L'Espresso, "per fare il trenta per cento ci vuole l'evento, e l'evento si realizza quando un programma cattura lo spirito del tempo e risponde ad una esigenza del paese".
E per un paese in profonda crisi d'identità, dove il crepuscolo del berlusconismo porta con sé incertezza e confusione, la formula semplice del programma di Fazio e Saviano, basata sugli elenchi di cose da buttare e salvare, è proprio quello che ci voleva.
Secondo Freccero a Vieni via con me non mancano i difetti: "sconfina nella retorica, sfonda porte aperte, ripete fatti noti [...]. Lo sguardo verso l'attualità non apporta nessun elemento di novità. Non c'è l'inchiesta dalle conseguenze clamorose. Non c'è l'approfondimento filosofico dei temi morali. L'attualità è ridotta ad elenchi, filastrocche, una sorta di Mantra ripetitivo, formalizzato ed organizzato come un ritornello. Ci sono cose profonde, comiche, superficiali, gravi, assurde. L'elenco ne omogenea l'impatto sul pubblico. Trasforma l'informazione in liturgia".
Eppure "la forza di penetrazione di "Vieni via con me" sta proprio in questa apparente banalità e ripetitività. [...] Una liturgia non può essere nuova. Una liturgia ha bisogno di preghiere. E gli eventi funzionano con la cadenza rassicurante del rosario, con la forza della ripetizione. Per partire o ripartire si fa appello al mito. E un mito non può mai essere nuovo, originale, d'avanguardia".
Dalla Francia
Le ragioni di un successo
Una scena nuda. Nessuna starlette più o meno svestita, nessun attore in tour promozionale, nessuna meteora della musica leggera. Alcune note della canzone di Paolo Conte "Vieni via con me". Dietro questo successo ci sono due uomini. Uno è Roberto Saviano, autore di Gomorra (due milioni di copie vendute). L'altro è Fabio Fazio, ventisette anni di televisione alle spalle, presentatore poliedrico capace di dialogare con sportivi, scrittori e politici. Ogni invitato è chiamato a leggere un elenco. L'elenco delle ragioni per lasciare l'Italia e di quelle per restarci; l'elenco di chi sarebbe bello non vedere più; l'elenco dei valori della destra e di quelli della sinistra. L'idea è presa in prestito da Umberto Eco e dal suo libro Vertigine della lista (Bompiani 2009). Un po' naif (e talvolta persino fastidioso), il meccanismo è spesso molto efficace. "Il successo della trasmissione è in parte politico", spiega Fazio. "Ci sono tre motivi: la reputazione di Saviano, un programma moderno in una televisione ritualizzata dove non arriva mai niente e la voglia di novità degli italiani. La tragedia dell'Italia è che il paese è totalmente anchilosato, congelato".
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