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Paura dell’espulsione e burocrazia: i ritardi nella vaccinazione per i sans-papiers in Spagna

La Spagna ha vaccinato quasi nove persone su dieci tra la sua popolazione: a prima vista si potrebbe dire che la sua risposta alla pandemia di Covid-19 sia stata un successo. Ma non per tutti.

Pubblicato il 10 Marzo 2022 alle 12:01

In Spagna, per migliaia di migranti senza documenti, l'accesso al vaccino è un processo complesso e burocratico che evoca, allo stesso tempo, lo spettro dell’esplusione. 

L'organizzazione investigativa spagnola porCausa ha stimato che nel 2020 c’erano nel Paese tra le 390mila e le 470mila persone senza documenti: quattro persone su cinque in attesa di regolarizzazione avevano meno di 40 anni. Le stime oggi indicano che questo numero è probabilmente più alto: si parla di circa mezzo milione di migranti senza documenti che risiedono nel paese. Lo studio racconta che si tratta di persone particolarmente a rischio durante la pandemia, a causa di una generale mancanza di fiducia nelle autorità, aggravata dalle barriere linguistiche.  


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In Spagna, una "iniziativa di legge popolare" è in corso per forzare il dibattito parlamentare sulla regolarizzazione delle persone senza documenti. Uno degli argomenti principali è l'importanza della parità di accesso al sistema sanitario nazionale.

Per Gonzalo Fanjul, responsabile della ricerca di porCausa, "si tratta di un problema troppo grande per essere ignorato. L'accesso alla vaccinazione Covid dimostra che il dibattito sulla regolarizzazione riguarda i nostri interessi tanto quanto quelli dei migranti".

A livello politico la Spagna ha deciso di includere le popolazioni vulnerabili nella campagna di vaccinazione: le cose cambiano poi sul terreno perché il potere si esercita a livello regionale, dove le strategie di comunicazione sono state poco chiare e le pratiche disomogenee, lasciando molte persone di fronte a grandi ostacoli e ritardi.  

Per Misti, un 24enne del Bangladesh senza documenti che vive in Spagna da tre anni, accedere al vaccino è stato un processo lungo, ha detto all'emittente radiofonica spagnola Cadena Ser. Non è stato in grado di scaricare l'applicazione necessaria per prenotare un appuntamento per il vaccino e la sua comprensione dello spagnolo non è ancora sufficiente. Ha sentito parlare di un'organizzazione locale a Madrid, Valiente Bangla, che aiutava le persone senza documenti a ottenere il vaccino: ha cosi’ potuto avere due dosi, ma non l’accesso al sistema sanitario.

La performance spagnola durante la pandemia è illustrata nell’inchiesta di Lighthouse Reports, che ha definito la campagna del Paese "confusa", cosa che le ha fatto ottenere un punteggio debole. Se nei documenti ufficiali il linguaggio era inclusivo, questo non trovato eco nelle dichiarazioni pubbliche fatte dai funzionari. In generale, non è era chiaro se le persone prive di documenti avessero pari accesso ai vaccini e se fosse possibile ottenere il vaccino senza un documento di identità.

L'analisi delle politiche pubbliche e delle strategie di comunicazione ufficiali è una lente per capire se i più vulnerabili sono stati presi in considerazione. Francesca Pierigh, che ha coordinato l'indagine di Lighthouse, sostiene che gli sforzi della Spagna hanno sofferto di una mancanza di chiarezza. "A livello nazionale, le politiche e il linguaggio erano così vaghi e poco chiari che lasciavano troppo all'interpretazione". Per i paesi segnati come confusi, che includono la Spagna, significa che non siamo stati in grado di assegnare un punteggio, o di dire se c'è stata un'effettiva inclusione o esclusione delle persone senza documenti".

Il protocollo di vaccinazione della Spagna inizialmente dava la priorità alle persone in condizioni di estrema vulnerabilità, comprese quelle che vivono in situazioni di sovraffollamento, i senzatetto e le persone immunocompromesse. Per alcune persone senza documenti che non sono registrate nel sistema sanitario nazionale, fissare un appuntamento per la vaccinazione si è rivelato molto complicato. "Poiché non sono registrati, il sistema non li chiama e non li vaccina", ha detto Nives Turienzo, presidente di Medici del Mondo.

In parte, questo problema deriva dalla differenze degli approcci adottati dalle diverse regioni.

Alcune strategie regionali sono andate meglio di altre. Le vaccinazioni senza appuntamento hanno avuto successo nel raggiungere più persone, al contrario dei sistemi che richiedevano la prenotazione. Medici del Mondo ha lavorato in 14 regioni, spesso organizzando campagne di vaccinazione in collaborazione con i centri sanitari. Alcune regioni hanno facilitato le politiche delle porte aperte, permettendo alle persone di accedere ai vaccini senza una tessera sanitaria,  ma le barriere strutturali come i lunghi approcci burocratici in altre regioni hanno lasciato molte persone escluse dal processo. Nella regione di Madrid, ci sono ancora persone che aspettano la prima vaccinazione. Anche le difficoltà di accesso al richiamo sono comuni, ha detto Turienzo.

Elahi Fazle, portavoce dell'organizzazione Valente Bangla, ha passato lo scorso anno ad aiutare le persone non vaccinate. Per Fazle le barriere linguistiche sono uno dei principali problemi, come sollevato dalle persone che assiste, in particolare perché il servizio online progettato per impostare gli appuntamenti vaccinali è solo in spagnolo. L'accesso a Internet è un altro ostacolo importante: molte persone non sono in grado di pagare per una connessione internet e non hanno familiarità con la navigazione. Dall'estate del 2021, l'organizzazione ha aiutato 1.400 persone ad accedere al vaccino, assistendo nell'organizzazione degli appuntamenti e accompagnandole quando non parlano la lingua. Valente Bangla offre anche corsi di spagnolo per i migranti senza documenti.

La paura rimane un altro grande ostacolo. Anche se l'analisi di Lighthouse ha dato alla Spagna un punteggio positivo sulle garanzie di privacy per le persone senza documenti che cercano di farsi vaccinare, molte persone sono ancora reticenti a condividere le loro informazioni personali, temendo che questo possa compromettere il loro soggiorno nel paese. "Hanno paura di essere espulsi, perché hanno visto che è successo ad altre persone. In alcuni casi si tratta di persone che impiegano anni per raggiungere l'Europa, non vogliono rischiare tutto per andare in un posto dove verranno chieste loro informazioni personali che possono localizzarli. Hanno paura", ha detto Turienzo.

Per alcuni, questo significa vivere con lo stigma. "A volte sono sull'autobus, e poiché sono un immigrato, vedo che alcuni hanno paura, potrebbero pensare che sono senza documenti, o che non sono ancora vaccinato", ha detto Mohamed Eli, che ora è regolarizzato, che ha descritto un processo complicato per accedere alla vaccinazione.

In tutta la Spagna, organizzazioni come Medici del Mondo continuano a lavorare con le comunità locali nel tentativo di facilitare l'accesso al vaccino. "Cerchiamo di fare un po' di confusione in ogni comunità in cui siamo", ha detto Turienzo. "Chi ci governa deve essere criticato per questo".

👉 Il programma su Cadena Ser


Tradotto col sostegno della European Cultural Foundation.

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