La settimana appena trascorsa è stata intensa nell'Europa orientale. In Russia, Aleksej Navalnyj, il più famoso oppositore al regime di Vladimir Putin, è morto nella colonia penale siberiana in cui era detenuto dallo scorso agosto; un altro dramma, ma di minori dimensioni, è giunto alla conclusione: il mezzo oppositore e mezzo sistema Boris Nadezhdin che aveva tentato di candidarsi alla presidenza con un programma apertamente antibellico, è stato escluso dalla corsa.
La morte di Alexei Navalny non è il primo omicidio politico nella Russia di Putin, e in questa fase, non rivela alcuna nuova verità sul regime. E non è certo un evento che dovrebbe far passare in secondo piano le quotidiane vittime ucraine dell'aggressione russa, ma è una morte simbolica. Ci ricorda il destino dei prigionieri politici, non solo in Russia, come, Vladimir Kara-Murza e Il'ja Jašin, che stanno scontando pene draconiane.
Lo sforzo di Boris Nadezhdin è caduto nel vuoto nonostante abbia raccolto la formidabile cifra di 200.000 firme. La commissione elettorale russa ha deciso che circa 10.000 di queste non soddisfacevano i criteri necessari. E questo è quanto, l'entusiasmo è finito: candidatura bloccata, Nadezhdin non correrà per la presidenza, osserva Vertska.
Per alcune settimane, Nadezhdin è stato al centro dell'attenzione dei media. Centinaia di migliaia di donne e uomini russi avevano appoggiato la sua candidatura, facendo la fila a temperature glaciali presso la sede della sua campagna per firmare a sostegno, come richiesto dalla legge elettorale.
Nella seconda settimana di febbraio, i media hanno preferito pero’ parlare della visita del personaggio televisivo statunitense Tucker Carlson. Questo ardente sostenitore di Trump e teorico della cospirazione che era un tempo un giornalista, è stato allontanato da Fox News. Carlson si è recato a Mosca per intervistare Vladimir Putin, sostenendo che gli americani non hanno avuto la possibilità di conoscere il punto di vista del presidente russo: ha però omesso che Putin è sempre stato libero di parlare con la stampa estera, compresa quella americana. E cosi Putin ha potuto fare la sua lezione sulla storia russa altomedievale.
Ho analizzato la questione per Krytyka Polityczna. Non c'era molto di sorprendente, ma non ho alcuna rassicurazione da offrire. È vero che pochi americani guarderanno o ascolteranno l'intervista nella sua interezza, ma milioni di persone la consumeranno sotto forma di brevi estratti, selezionati dagli spin doctor di Trump e tolti dal contesto, per confermare le loro tesi.
Il danno è stato fatto e i partigiani del MAGA, “Make America Great Again” troveranno carburante per le loro visioni del mondo. A meno che non si offendano per le parole inaspettatamente calorose del presidente russo nei confronti di Biden. Putin ha infatti dichiarato apertamente che preferirebbe che le elezioni presidenziali statunitensi fossero vinte dal presidente in carica, che ritiene competente e prevedibile. Questi sono i giochi del Cremlino.
Guerra in Ucraina: l'ottimismo scarseggia
Alla vigilia del secondo anniversario dell'invasione russa, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha destituito il suo comandante in capo, il generale Valerij Zalužnyj e questa volta in modo definitivo: un primo tentativo di licenziare il generale era stato abortito a fine gennaio, non era stato possibile convincerlo a dimettersi.
Secondo quanto riferito, anche gli alleati occidentali erano intervenuti, non vedendo alcun motivo per rimuoverlo. La vicenda ha lasciato un retrogusto di scandalo in Ucraina e la convinzione che Zelensky avrebbe avuto comunque la meglio. La prerogativa presidenziale gli consente, infatti, di licenziare i comandanti dell'esercito. Fatto sta che all'inizio di febbraio è stato raggiunto un accordo. Il generale Oleksandr Syrs'kyj, finora comandante delle forze di terra, sostituirà Zalužnyj. La notizia è stata accolta con un certo malcontento: come l'esercito, Zalužnyj godeva di grande popolarità.
Nel frattempo, il governo ucraino ha iniziato a perdere consensi nei sondaggi di opinione. Questa è la conseguenza degli scandali di corruzione e di alcuni tentativi approssimativi di limitare la libertà di parola, di cui Olga Vorozbyt, redattrice della rivista Ukrainian Weekly, ha scritto per Krytyka Polityczna.
Le battute d'arresto al fronte e la prospettiva sempre più debole di una fine della guerra hanno reso il presidente Zelensky e la sua squadra oggetto di frustrazione da parte dell'opinione pubblica. La partenza di Zalužnyj è vista da molti - soprattutto tra coloro che non amano Zelensky e il suo partito - come un altro errore politico che sta danneggiando l'Ucraina.
Credo però che valga la pena fare un passo indietro e chiedersi quali altre leve abbia Zelensky per far uscire l'Ucraina dalla sua situazione di stallo.
Il cambio di personale alla testa delle Forze Armate sono un'opportunità per dare una ventata di aria fresca allo stato maggiore e per fare spazio a nuovi approcci e strategie. Naturalmente, il cambiamento potrebbe peggiorare la situazione del paese, già in difficoltà. Il generale Syrs'kyj, che ha guidato la difesa di Kiev e la controffensiva su Charkiv nel 2022, ha anche la reputazione di non fare troppo i conti con le perdite umane, il che potrebbe spiegare indirettamente la sua efficacia.
Syrs'kyj ha fatto parte di una guerra essenzialmente difensiva dall'inizio dell'aggressione russa su larga scala. Finora, il cambio al vertice non si è rivelato un terremoto come ci si aspettava, ho scritto su Newsweek Polska, e di certo non implica un tradimento degli interessi dell'Ucraina che rimangono la vittoria sulla Russia e una pace duratura.