Attualità Industria automobilistica e cambiamento climatico

L’Ue non raggiungerà i suoi obiettivi senza regole più ferree

L’Unione europea non raggiungerà gli obiettivi che si era prefissata da qui al 2025 in materia di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra se non affronterà seriamente l’inquinamento causato dalle automobili. Alcuni paesi membri fanno pressione affinché l’Unione si dia un obiettivo ambizioso, mentre altri, Germania in testa, si oppongono.

Pubblicato il 21 Luglio 2015 alle 22:09

Quattro paesi membri ritengono che l’Unione europea debba fissare nuovi e ambiziosi obiettivi in materia di efficienza energetica per le nuove automobili da qui al 2025 al fine di ridurre le spese di trasporto per i consumatori e combattere il cambiamento climatico.
I ministri dell’ambiente e dei trasporti di Paesi Bassi, Irlanda, Svezia e Finlandia hanno scritto alla Commissione europea per dire che questo nuovo obiettivo per il 2025 dovrà essere fissato sin dall’anno prossimo. Andrebbe ad aggiungersi all’attuale obiettivo, che fissa a 95g di CO2 in media per chilometro per i costruttori da qui al 2021. La media nel 2014 era pari a 123,4g di CO2 per chilometro.
“Nuovi e ambiziosi obiettivi per il 2025, accompagnati da un pacchetto di misure sulle infrastrutture per il rifornimento e altri aspetti, incentiveranno il passaggio a una motorizzazione con emissione zero per i veicoli passeggeri”, si legge nella lettera, di cui il Guardian ha preso visione. “Questi obiettivi sono essenziali per stimolare le innovazioni e per sviluppare e migliorare i veicoli elettrici, a idrogeno e gli ibridi ricaricabili”.
Un gruppo misto composto da 11 eurodeputati ha anche scritto al commissario europeo per il Clima e l’energia Miguel Arias Cañete, chiedendogli di confermare che dal prossimo anno annuncerà nuovi obiettivi in materia di efficienza energetica per gli anni 2020.

L’amministratore della Renault-Nissan Carlos Ghosn ha dichiarato al Guardian all’inizio di luglio di non essere in grado di prevedere i volumi di produzione dei veicoli elettrici sino a che l’Ue, gli Stati Uniti e la Cina non avranno reso pubblici i loro obiettivi in materia di consumo di carburante e di emissioni per il 2030.
Questi interventi danno un idea della nuova battaglia per la regolamentazione, nella quale la Germania dovrebbe opporsi a degli obiettivi ambiziosi nell’interesse delle case automobilistiche come la BMW e la Daimler.
In occasione dell’ultima negoziazione sull’efficienza energetica dell’industria automobilistica, nel 2013, la cancelliera Angela Merkel ha giocato duro, ottenendo che il limite sulle emissioni sul quale gli altri paesi membri avevano trovato un accordo venisse prima congelato e poi diluito.
Ma questa volta, sembra che diversi paesi membri abbiano preso coscienza del fatto che i modesti impegni assunti dall’Europa in materia di energie rinnovabili e di miglioramento dell’efficienza energetica non permettono di raggiungere il 40% di riduzione delle emissioni di CO2 sul quale si sono impegnati i leader europei.
Anche l’industria automobilistica ne è perfettamente consapevole, tant’è che si è consultata in via cautelativa con delle associazioni a difesa dell’ambiente e dei consumatori, per mettere in piedi un’opposizione più morbida agli obblighi di riduzione di emissioni.
L’associazione europea dei costruttori di automobili (ACEA), che rappresenta le marche più importanti, afferma di voler costituire una larga quanto inedita coalizione su come affrontare in modo alternativo l’obiettivo del 2025.

“C’è un limite a quanto possiamo ancora fare dal punto di vista tecnologico [per ridurre le emissioni] nell’industria automobilistica; è quindi necessario coinvolgere tutte le parti interessate, al fine di mettere a punto un programma più ambizioso sul cambiamento climatico”, ha dichiarato un portavoce.
In una recente nota l’ACEA propone di ridurre l’inquinamento automobilistico a ogni rinnovamento della flotta; un uso più ampio dei biocarburanti; sistemi di trasporto “intelligenti” e lezioni obbligatorie di eco-guida – insegnare ai guidatori a modificare il loro comportamento anticipando maggiormente il traffico, premendo più dolcemente e lentamente sull’acceleratore, delelerare prima ed evitare di accelerare in prossimità di un semaforo.
“È provato che l’eco-guida è efficace, ma solo per un breve periodo”, afferma Greg Archer, un portavoce della ong ambientalista Transport and Environment (T&E) : “Subito dopo, le persone guidano in maniera più economica, ma tornano abbastanza velocemente al loro stile di guida abituale”.

Una recente analisi di T&E ha rivelato che gli obiettivi in materia di efficienza energetica delle automobili per il 2025 e il 2030 potranno produrre circa la metà dell’intero contributo del settore dei trasporti alle soglie fissate per il 2030. In mancanza, si renderanno necessarie pesanti tasse sui carburanti, nuovi pedaggi o delle riforme della pianificazinoe industriale.

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Da parte loro, le case automobilistiche affermano che tutte le misure più semplici da attuare per ridurre le emissioni sono già state prese – e a caro prezzo per l’industria automobilistica ­– e che ogni passo in avanti supplementare si fonderà sul passaggio ai veicoli elettrici.
Una fonte delle istituzioni europee, che vuole rimanere anonima, considera questo argomento una “disinformazione”, poiché le ricerche indicano che le propulsioni diesel ibride potrebbero portare le emissioni di CO2 a 65g per chilometro da qui al 2035.
“È una sciocchezza”, aggiunge il funzionario europeo : “Il potenziale tecnico per migliorare ulteriormente i motori a combustione interna esiste”.
Nel 2013, la Commissione si era impegnata a rivedere nel 2014 i limiti fissati per il 2025 (68-78g/per chilometro di CO2 per i veicoli nuovi). A tutt’oggi non è stato ancora fatto.

Questo articolo è stato ripreso nell'ambito dell'adesione di VoxEurop alla campagna del Guardian per l'abbandono delle energie fossili Keep it in the Ground.

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