Dati alla mano Insegnamento a distanza e coronavirus

Ai genitori europei la didattica a distanza non va giù

Un rapporto di Eurofound racconta un’insoddisfazione generale di fronte alla Didattica a distanza: la maggior parte dei genitori e dei tutori dei bambini di scuole primarie e secondarie sono insoddisfatti della DAD, nonostante siano stati forniti gli strumenti necessari e il supporto a distanza da parte dagli insegnanti.

Pubblicato il 26 Aprile 2021 alle 17:46

La chiusura delle scuole è una misura comune attuata dai governi di tutto il mondo per combattere la diffusione della pandemia di Covid-19. La tendenza all’apprendimento remoto e digitale, iniziata prima della pandemia, ha subito una forte accelerazione a causa dell’impossibilità di frequentare le scuole in presenza. 


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Eurofound, l’agenzia dell’Unione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, ha condotto una serie di indagini online nei 27 Stati membri dell’Unione, al fine di valutare il livello di soddisfazione riguardo alla Didattica a distanza (DAD) e il supporto fornito, sia da parte degli insegnanti sia in termini di materiali scolastici forniti agli studenti. I risultati sono stati poi pubblicati a gennaio nel rapporto “Istruzione, sanità e alloggio: come è cambiato l’accesso per bambini e famiglie nel 2020”

È evidente che l’apprendimento online è aumentato a tutti i livelli di istruzione durante la pandemia, ma in particolare nell’ambito dell’educazione e cura della prima infanzia (ECEC), i bambini ai livelli di istruzione primaria o secondaria. Nei sondaggi condotti nel luglio 2020 è stato chiesto ai genitori e ai tutori legali quale fosse la loro opinione sulla Dad. Nel complesso, la maggior parte degli intervistati era insoddisfatta e non era propensa a ripetere l’esperienza in futuro. Va osservato che la maggior parte delle famiglie ha riferito di possedere i mezzi materiali necessari per sostenere la DAD, quindi l’insoddisfazione riportata non è dovuta a una mancanza di mezzi ma piuttosto a un’avversione verso l’apprendimento a distanza in sé.


Lo stesso si può dire del supporto ricevuto dagli insegnanti. Ad eccezione della domanda sul supporto fornito in presenza, il cui basso punteggio potrebbe essere attribuito al rapido passaggio alla DAD, che ha dato agli insegnanti poco tempo per riadattarsi, le risposte alle altre due domande sono state per lo più positive.


Ormai è chiaro che genitori e tutori sono insoddisfatti della DAD in sé o non lo ritengono un metodo di insegnamento valido in età così giovane.

Il rapporto UNICEF “Covid-19: Effetti della chiusura delle scuole sulle competenze fondamentali e pratiche promettenti per monitorare e mitigare la perdita di apprendimento” pubblicato quest’anno, include una serie di proposte e strategie da impiegare per rafforzare l’efficacia dei sistemi educativi, che si adattano alla nuova situazione, spesso mettendo insieme l’apprendimento a distanza con quello in presenza.

 Il rapporto dell’UNICEF evidenzia quattro punti chiave: concentrarsi sugli insegnamenti fondamentali, poiché sono i più difficili da recuperare e possono provocare danni significativi all’apprendimento accumulato dai bambini e alle opportunità future; raccogliere misurazioni in tempo reale specifiche nel contesto della pandemia per consentire la misurazione in tempo reale dei suoi effetti specifici e differenziare i possibili fattori che influenzano l’apprendimento e altri risultati educativi; promuovere più canali di erogazione per una migliore inclusione, per garantire il raggiungimento dell’apprendimento di qualità, indipendentemente dai vincoli tecnologici; e rafforzare la comunicazione tra insegnanti e genitori/tutori, poiché è sempre più chiaro che l’apprendimento avviene a scuola, in classe, nella comunità e a casa.

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Cet article est publié en partenariat avec the European Data Journalism Network

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