Attualità L’Europa e i rifugiati

Le politiche migratorie dell’Ue hanno “ucciso 40mila persone”, denuncia la campagna per l’abolizione di Frontex

“Abolish Frontex” è una coalizione di organizzazioni che chiede di smantellare l’Agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne, ritenuta responsabile di una politica che, direttamente o indirettamente, miete vittime tra chi cerca di arrivare in Europa.

Pubblicato il 20 Giugno 2021 alle 12:49

Una coalizione, “Abolish Frontex”, di circa 40 associazioni e organizzazioni, Ong e attivisti, in Europa e nel mondo, chiede la chiusura di Frontex, l’Agenzia europea per la gestione delle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea. Tra le associazioni presenti troviamo la spagnola Open Arms, la tedesca Sea-Watch (diventata famosa per lo scontro tra la capitana Carola Rackete e l’ex ministro dell’interno italiano Matteo Salvini), la francese Utopia 56, gli italiani di Nigrizia e Baobab Experience. 

Con una lettera aperta inviata alla Commissione europea, al Consiglio dell'Ue e al Parlamento Ue la coalizione denuncia le “pratiche illegali e disumane” di Frontex, accusata di aver promosso e applicato politiche violente contro le persone migranti. 

I firmatari denunciano una pratica politica che, in nome della sicurezza — che è la lettura politica prevalente in Europa, evidente nel nuovo Patto europeo sulla Migrazione e l’Asilo — attua politiche che si ripercuotono violentemente sulla vita di coloro che cercano di  entrare nell’Ue:

“Più di 740 persone sono morte quest'anno cercando di attraversare il Mediterraneo. Il sistema di frontiere dell’Ue costringe le persone migranti a intraprendere rotte pericolose e insicure, arruolando paesi per bloccarne il viaggio, respingendo, non salvando e lasciando morire in mare”. 

Qual è il costo di queste politiche? Vite umane affermano i firmatari : “Le politiche della ‘Fortezza europa’ hanno ucciso oltre 40.555 persone dal 1993. Lasciate a morire nel Mediterraneo, nell'Atlantico e nel deserto, fucilate alle frontiere, morte suicide nei centri di detenzione, torturate e uccise dopo essere state deportate: l’Ue ha le mani sporche di sangue”.

Ma Frontex ha anche un costo in denaro pubblico: l’agenzia ha visto il suo budget esplodere, ricorda il Guardian, assicurandosi 5,6 miliardi di euro fino al 2027 grazie ai quali gli effettivi dell’agenzia arriveranno a 10mila persone (erano 750 nel 2019). 


“Per una volta a passare nei principali mezzi d'informazione è un messaggio portato da gruppi più radicali, che non hanno mai considerato riformabili le politiche migratorie ma hanno sempre avuto un approccio ‘abolizionista’ appunto – eliminare Frontex, ma anche il principio di detenzione amministrativa delle persone in soggiorno detto irregolare (e non ‘umanizzare’ i centri di detenzione), eliminare le frontiere comme strumento di discriminazione e teatro di violenza (e non accogliere solo i ‘veri’ rifugiati), eliminare il coinvolgimento dell'Ue nell'instabilità di altre zone del mondo (e non ‘aiutarli a casa loro’ strumentalizzando gli aiuti allo sviluppo)”, commenta Francesca Spinelli, giornalista e specialista nella questione migratoria. 

Ma Frontex è anche oggetto di critiche all’interno delle stesse istituzioni europee: è nel mirino dell’Olaf l'organo di controllo antifrode dell'Unione, per cattiva condotta e operazioni illegali volte a impedire ai alle persone migranti di raggiungere le coste dell'Ue. Si tratta di cosiddetti “pushback” respingimenti fatti prima che le persone abbiamo il tempo di poter fare una domanda di asilo, quindi illegali: nel 2020, il Border Violence Monitoring Network (Bvmn) ha pubblicato un rapporto che recensiva almeno 900 casi di questo tipo (qui e qui).  Lo scorso maggio, inoltre, è stata presentata un’azione legale alla Corte di giustizia europea contro Frontex, per conto di due richiedenti asilo che sostengono di essere vittime di violenza e respingimento illegale. L’azione in questione è stata presentata da due gruppi di avvocati, Front-Lex e Progress Lawyers Network. 

Un’altra critica arriva anche dalla Corte dei conti europea che, a inizio giugno ha pubblicato un rapporto nel quale sostiene che Frontex “non offre ancora agli stati membri un sostegno soddisfacente nella gestione delle frontiere esterne dell’Ue” e che all’agenzia manca una rendicontazione sulla sua e sui costi che genera. 

A fine maggio l’Alto commissariato delle Nazioni unite (Unhchr) per i diritti umani ha pubblicato un rapporto dal titolo Indifferenza letale: Ricerca, soccorso e protezione dei migranti nel Mediterraneo Centrale: si tratta di uno studio condotto tra la gennaio 2019  e dicembre 2020 che mette in evidenza un dato disarmante: esistono tutti gli strumenti tecnici e gli obblighi giuridici per evitare di fare del Mediterraneo una tomba a cielo aperto. 

L’Unhchr evidenzia cinque questioni fondamentali: mancata assistenza ai migranti in pericolo in mare, intercettazioni e soccorsi pericolosi, respingimenti, criminalizzazione di Ong e attivisti, ritardi degli sbarchi e accoglienza inadeguata. Non si tratta di una fatalità, sostiene l’Alto commissariato: la mancanza di protezione dei migranti "non è una tragica anomalia, ma la conseguenza di decisioni e pratiche politiche concrete  da parte delle autorità libiche, degli stati membri e delle istituzioni dell'Unione, e di altri attori...". 

Di fronte a queste critiche si pone la questione della reale utilità di Frontex. “Delle 39 agenzie europee, Frontex non è solo la più letale per i cittadini extra-europei, è anche la più inutile per i cittadini dell'UE, poiché non porta loro nessun beneficio”, afferma Spinelli: “Avvantaggia solo quei partiti e governi che guadagnano consensi promettendo di proteggere gli elettori da inesistenti minacce di ‘invasioni’ e ‘grandi sostituzioni’, e quelle aziende che crescono con l'espandersi della sorveglianza e della militarizzazione delle frontiere. L'esistenza stessa di Frontex è uno scandalo, più ancora della crescente valanga di denaro pubblico che risucchia”.

Frontex non ha risposto alla nostra richiesta di commento.


La nostra serie sul Patto europeo immigrazione e asilo a cura di Francesca Spinelli

  1. Gli avvocati dei rifugiati denunciano “una devastante erosione dei diritti”
  2. Visti per l’Ue: un affare per le compagnie private, una corsa a ostacoli per chi prova a ottenerli
  3. Il Patto europeo sulla migrazione e l’asilo non migliora la situazione dei minori migranti
  4. Le associazioni di migranti chiedono “il minimo: diritti e opportunità per tutte e tutti”

👉 Leggi anche la nostra serie sui "Dreamers d'Europa", giovani senza documenti, visto o nazionalità nell'era del coronavirus, realizzata in collaborazione con Lighthouse Reports e il Guardian.

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